Considero valore
- Erri de luca -
Considero valore ogni forma di vita,
la neve,
la fragola,
la mosca.
Considero valore il regno minerale,
l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato,
qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
- Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi (2002) -
Credo che nella vita ci si dovrebbe impegnare per conoscerne se non tutti, almeno qualcuno di questi valori.
Poi mi fermo un attimo a pensare, leggo un giornale o accendo un secondo la tv e in un attimo capisco che spesso la parola valore non è poi così scontata.
Dopo quell'attimo quasi mi sembra un concetto assolutamente fantascientifico, lontano dalla realtà quotidiana di davvero troppe persone.
Non capisco come si possa scavalcare il valore VITA di un'altra persona.
Chi te ne dia il permesso, l'autorità, la possibilità di dormire poi comunque la notte, la possibilità di ritenerti facente parte della stessa specie a cui oggi ad esempio credo di rifiutarmi di voler appartenere.
Non capisco, e il bello è che non voglio capire, come si possa giudicare una persona come cattiva e poi comportarsi esattamente allo stesso modo.
Poi tutto il mio sistema di valori, appunto, resta totalmente intontito, atterrito, schifato, come avesse preso una gran botta di cruda e crudele realtà dopo essersi risvegliato da quel paese delle meraviglie che mi porto dietro dall'anagrafe.
Mi scuso ma per oggi un post che nulla ha a che fare con la cucina o con l'allegria, perchè sono arrabbiata. E mi sa anche schifata.
Spero di non urtare la sensibilità o le convinzioni personali o politiche di nessuno, ma poi nemmeno più di tanto perchè più che altro qui si tratta del concetto di umanità che mi vacilla, quella credo che non si divida per partiti o prese di posizione, perchè fondamentalmente mi piace credere che alla fine siamo tutti fatti di sangue, carne, ossa, grandi pregi e immensi difetti, ma tento sempre di sperare che qualcosa da salvare ci sia in ognuno di noi.
E a volte, come oggi, anche questa convinzione è obbligata a crollare sotto il peso della realtà dei fatti.
Quando poi leggo, come quasi ogni giorno faccio, la newsletter di "
Nessuno tocchi Caino",
contro la pena di morte, e qui ognuno può avere le sue posizioni, la mia personale a riguardo è ben definita e non si scrolla da parecchi anni, da quando mi sono approfondita la questione ed i miei dubbi con ricerche e sono arrivata alle mie conclusioni: non voglio che esista l'occhio per occhio in nessun luogo nel mondo, per nessuna ragione. E qui ognuno è libero di pensarla come vuole, ma poi credo che se approfondisse la questione un paio di dubbi se li farebbe, ma insomma non è di questo che voglio parlare. Questa volta più che la pena, mi colpisce il crimine. E la mia attenzione si focalizza e si arrabbia su quella.
Tutto il mio mondo che mi sforzo perchè voglio credere incantato mi si annebbia quando leggo che esistono persone in grado di infettare volontariamente più di 400 bambini col virus dell'hiv. Mi manca l'aria per più di un attimo.
Mi sembra di leggere una notizia che no, non può, non deve assolutamente essere vera, ma nemmeno possibile, in una società che pretende di essere civilizzata e progredita. Con delle persone che si ritengono per partito preso superiori agli animali. Ah sì? Io non lo so, ma sinceramente non credo che degli animali sarebbero in grado di uccidere dei loro simili con così tanta crudeltà e ripetitività, per ragioni che non capisco ma credo che non c'azzecchino niente con la fame.
Basta che la mia mente si metta un secondo a pensare a tutto il male che c'è nel mondo e so benissimo che questo non è altro che un esempio, che nel mondo esistono le guerre, la povertà estrema, che con i problemi minuscoli della nostra vita quitidiana spesso finiamo per incantonare in un angolino della testa nel tentativo disperato di allontanarli dalla possibilità che siano reali, per convincersi quasi che siano un gran brutto film. Solo della finzione.
Ma semplicemente questa notizia in particolare mi ha scosso parecchio oggi, sarà perchè ci sono di mezzo dei bambini, sarà che oggi non voglio che mi siano buttate addosso delle notizie del genere, vorrei che il mondo per un giorno andasse meno a rotoli.
Non voglio neanche lontanamente credere che esista così tanta cattiveria nel mondo, non mi rassegnerò mai all'idea e forse è per questo che spesso mi rifiuto di accendere la tv e capire quanto odio esista, oppure la accendo per poi mettere volontariamente il neurone in modalità off per far scivolare tutto il resto del mondo come non esistesse, come fosse solo una brutta invenzione fantasiosa e poco piacevole di un qualche scrittore delirante, forse un po' troppo entusiasmato da Ken Shiro da piccolo, per la verità.
Come posso pensare che una persona, anzi più di una, arrivi a compiere un atto del genere, come fa anche solo a pensarlo, dove trova le motivazioni, come fa a dormire la notte, in cosa crede, che valori ha, appunto, cosa gli è stato insegnato nella vita, ma soprattutto cosa ha imparato dalla vita? Fa davvero parte della mia stessa specie e quindi potenzialmente anche io potrei essere al suo posto? E le risposte mi sa che mi porterebbero a pensare che sì, al mondo c'è anche di peggio, tutto è possibile, un giorno potrei incontrare persone del genere, o, quel che è peggio, se mai avrò dei figli loro potranno vivere in un mondo come questo e avere a che fare con persone del genere.
Non capisco le ragioni del caso in particolare, ma anche se riuscissi a trovarle non credo arriverei mai a capirle, ma manco a prenderne atto passivamente.
Semplicemente oggi non vorrei fare parte di una specie animale, che poi non credo appunto che degli animali arriverebbero mai a tanto, con le dovute trasposizioni.
Mi accorgo che oggi non riesco a capacitarmene.
Voglio credere nel valore della vita prima di tutto, in quella che sarebbe stata per alcuni di quei bambini, che nel frattempo già se la sono vista strappare prima di viverla, nel dolore delle persone che li amavano e a quelli che ancora e da quel momento hanno invece dovuto raccogliere tutte le forze che avevano in corpo per affrontare quello che nemmeno riesco ad immaginare.
Quello che mi chiedo è con che coraggio delle persone, che magari hanno a loro volta dei figli, o anche solo dei nipoti o bambini a cui nella loro vita avranno voluto pur bene, possano non fermarsi a pensare mentre compiono, e non una volta, ma 400, un atto di una crudeltà simile, senza esitare al pensiero che quelli potrebbero essere i loro figli.
Ho bisogno di aggrapparmi davvero a quell' "uso del verbo amare" di cui parla De Luca e che evidentemente però non è poi così tanto condiviso. Trovo quasi conforto in un suo libro che sto leggendo. Voglio credere che le persone diano ancora un peso al valore di ogni forma di vita.
Spero di riprendermi da questi cattivi pensieri con la bellezza della poesia di Dante, stasera vado a vedere Roberto Benigni che lo recita in piazza.
Basta brutta realtà per oggi.
Scusate lo sproloquio, ma oggi va così e che ci devo fare? Dobbiamo sempre leggere da un occhio e rimuovere con l'altro?